lunedì 29 agosto 2016

Far Bretone: ma quanto buono è ?






Io A D O R O la crema pasticcera, in tutte le sue declinazioni. Fin da bambino. Evito accuratamente di farla se non istigato o in forte debito di coccole. Adoro il gelato alla crema, le diplomatiche , le carsoline, la millefoglie, la zuppa inglese etc etc . Non tutte, solo quelle che han personalità; e sono io a decidere in modo insindacabile e dopo attenta degustazione se ce l'hanno. A Parigi annoni fa e in solitaria ho scoperto il Flan parisienne; evito di farlo che mi faccio del male, finchè non è finito non lo mollo. In Bretagna con Donatella mit bicicletta, oltre a kouign amann etc etc , anche il far breton; che fa bene, ha anche frutta....
Su istigazione a delinquere contro la mia forma ( tonda) di Kosta con flan e Roveda con far, praticamente luna piena per licantropo, giugulare virginale per Nosferatu, tasse non pagate per Equitalia  Decido per riedizione del far. Francesca, amica , collega, mo ex-collega, magnifica persona, complice di mattarello e di ciccia, che mi aveva dato tempo fa una versione del far assai buona,  chissà dove ho messo fotocopia...Tragggedia!  Ci ho chiesto via multimediale ma lei in ferie e tra qualche giorno mi rimanderà, ma la gola nel frattempo è cresciuta, i canini son ricresciuti, i peli sulla schiena ririricresciuti ( macari in testa) ; ho un poco di raffreddore agostano, sarà 3 anni che non mi raffreddo nè in inverno nè altro, e quindi qualcosa per tirarmi su e per fare colazione mi ci vuole., Mi butto, leggo su internette, mescolo tutto quanto, rielaboro ed ecco qua:





- 800 ml latte intero
- 4 uova
-150 gr farina 00
-100 gr farina di riso
-1 generoso bicchierino di rhum ( va bene il fantasia,  il cubano/guatemalteco riserva invecchiato teniamolo per momenti migliori)
-1 presa di sale
- 200 mgr di zucchero di canna ( cassonade, che non è parolaccia, lo zucchero di canna vulgaris; ma va bene anche zucchero semolato arrivulgaris)
- una spalmata di burro per la teglia  ( ci vorrebbe salato, ma tant'è che serve solo per ungere lo stampo e quindi ho simulato con ottimo e GRASSO burro bavarese con la presa di sale di cui sopra)
 - prugne secche 200 gr circa ( le buste son anche da 250 gr, van bene anche tutte quante) senza nocciolo




Stampo chiuso o ben sigillato da 23 cm di diametro per 5 di altezza ( almeno 5, di più va bene uguale); io ho questo almeno, quindi ci si regola per il volume. Io ho fatto calcoli a spanne e queste dosi lo stampo le contenneva. Botta di chiulo che ci ho pure indovinato.









 Accendere il forno a 160 ( anche150-170 dipende dal forno) gradi; imburrare e salare leggermente lo stampo ( a parte chi ha burro salè) e mettere le prugne sul fondo; frustare con sommo godimento uova intere con zucchero, estratto di vaniglia/vanillina/interno di bacello ; aggiungere pian piano le farine mescolate frustando alla DeSade via per evitare grumi.




Sempre frustando aggiungere in 3-4 colpi il latte ; finito di frustare , versare dentro lo stampo e mettere in forno per circa 1.5 ore abbondanti  ( famo du ore va) o fin quando ben ben brunito sopra.  che si gonfierà come frico e poi si sgonfierà, nema problema, che va ben così.

Spegnere e lasciare in forno. Quando freddo/tiepido( almeno un 3-4 ore ) si può mangiare e se avanza, SE avanza, conservare in frigo.

La versione di Francesca la aggiungerò prossimamente ( ottima) , intanto questa qui che la gola non la tenevo ccchiù.
In rete si trovano mescolanze con panna, le prugne a mollo nel rhum per una notte. Boh proverò anche , ma è buono anche così. E ci ha la sua porca personalità.










mercoledì 24 agosto 2016

Pomodorelli confit : sempre per volersi bene in inverno





Su istigazione di vari blogger, su indicazione delle piante di pomodoro che stanno schiattando, con la pulsione di metter via che mettiscoppiguerratotale, una cosa facile facile e buona buona.

Confit si usa in Franzia per indicare la conservazione; per la frutta si hanno marmellate/composte e si usa lo zucchero; per le verdure si disidrata parzialmente la verdura con sale , odori e zucchero (poco) ; per la carnazza invece sale, odori e cotura lenta lenta in grasso di anatra o di oca ( dio, i gesier de canard confit, o le cossie di anatra confit, cuggini stronsi i franscesi, ma sempre cuggini geniali ed epicurei).

- 4 kg abbondanti di pomodoro ( ciliegino grande o piccolo,  datterino, più son piccoli meno ci metteranno ad asciugare, ma si diventa scemi a tagliarli, posizionarli e condirli  uno ad uno )
- 1 manciantona generosa di basilico / un pò di rametti di timo
- 3-4 spicchioni di aglio
- sale q.b
- zucchero q.b


Ecco il raccolto serale, poco più di 4 kg tra ciliegini, datteroni ed un altra varietà che non ricordo, ma che comunque non fa pomodoro grandi.
Si tira via il picciolo con santa pazienza, si lavano in acqua e si asciugano per bene ( in altri termini, si scolano nello scolapasta, si rovesciano su un canevaccio pulito e che non sappia troppo di detersivo, si massaggiano con amore con un altro canevaccio parimenti pulito e non dixanato.






Con spirito zen si tagliano uno ad uno....



... e si mettono in in teglia belli fitti fitti con la parte tagliata rivolta verso l'alto.
Meglio coprire la teglia con carta forno per evitare di far fatica a lavare ( dio strabenedica inventore carta forno & affini)

Nel frattempo un anima gentile vi avrà mezzalunato basilico ed aglio( o timo ed aglio o quel che ci piace in quel momento); oppure nel mio caso trito finen finen mit mezzalunen ( io quarto di luna turko) .
Con santa pazienza si cosparge pian piano e con precisione chirurgica un pochino di sale su ogni pomodorino, poi un nonnulla di zucchero ed infine il trito aromatico.


Ecco il risultato sui pomodorigni grandi, sui piccoli ciliegini ho cominciato bene ma al 304esimo ho desistito ed ho sparso a pioggia senza dignità.



Si piazza/no teglia/e  in forno ventilato sui 140 gradi per 1.40 ore ( o poco più) se son grandi, circa 1.20 se son ciliegini piccoli. Alla fine quel che conta è il risultato : non devono esser pomodoro secchi, non devono esser troppo acquosi. E poi, come si usa dire, dipende dal forno no ?
E quindi quando hanno la faccia giusta si cacciano fuori dal forno . Ecco quelli grandi a fine cottura.


Si mangiano anche subito, buononi i giorni dopo ; io ho deciso di pensare ai piovosi e biggi giorni e li ho invasati, ricoperti di olio, ben tappati e quindi fatti sterilizzare per 15 min di bollitura.

Con 4 kg abbondanti ( sui 4.200 ) vengono fuori 4 vasi da 500 ml della bormioli ed una porzione da cena con formaggio, speck, pane etc etc .



lunedì 22 agosto 2016

Tappa 20 : Timisoara e ritorno




Ecco, ci ho messo un bel pò a concludere il viaggio, questo giro ho avuto bisogno di far decantare e sedimentare. Naturalmente passata la festa gabbato lo santo, si riattacca a lavorare e stirar camicie,  ma troppe robe da sistemare in qualche modo.

Intanto la giornata a Timisoara, 22 km con caldo feroce il pomeriggio, ma bella fresca fino a tarda mattinata.
Tanta strada che avevo anche gola di camminare dopo tanto sellino, ma anche perchè la città è bella e nel centro storico pedonalizzato è un piacere vagolare senza meta. Qualche bel palazzo liberty/decò, tante statue moderne in giro, foto fatte nessuna che non avevo voglia di portar peso in giro.
Mete ne avevo anche poche, la prima procurarmi il materiale per imballare la bici e lo ho trovato in un bricoqualcosa dove comincia la zona dei centri commerciali, per fortuna non troppo distante dal centro. E visto che ero già li, mi son fatto un bel giro tra materiali, attrezzi &C che il bricoleur che è in me voleva la sua soddisfazione. Prezzi non malaccio, fortuna che ero a piedi e poi bici/autobus.
Anche qui la scelta delle griglie è impressionante come in Serbia, non son posti per vegani; tanta paccottiglia come nei nostri brichi*, però telo di pvc, nastro americano e cordino li ho trovati senza fastidi.
La seconda era il museo della Rivoluzione; più che un museo una raccolta espositiva in parte fissa, in parte temporanea. Un memoriale, ma anche un centro di documentazione ed una associazione. Ingresso a offerta libera e suonando il campanello che non è proprio un vero museo .
La signora che mi ha accolto è stata molto gentile e partecipe; un pò abbiamo girato insieme e parlato in inglese ( italiano lo capiva un poco, ma non lo parlava). Mi ha introdotto al contenuto delle sale e poi
lasciato davanti ad un video sottotitolato sulle tappe della rivoluzione .
Poi ci siamo reincontrati per l'introduzione alla seconda parte delle esposizioni e per chiedermi se avevo qualche domanda o curiosità emersa dalla visione del filmato. E in effetti ne avevo e mi son pentito di non riuscire ad esprimermi bene in inglese, lo uso solo e troppo per cose tecniche e quindi mi manca proprio il lessico per certe occasioni.
Però alla fine ho cercato di chiederle della tristezza/disillusione che permea il paese; qualcosa su come ha visto lei la rivoluzione che perdeva di senso e veniva intrappolata . Della comparsa diei sabotatori. Però con 10 anni meno di me era piccola all'epoca dei fatti e non ha vissuto da adulta quel periodo, mi ha parlato in cambio un pò della esperienza di genitori e zii.
Poi lasciandomi per seguire una famiglia tedesca in visita, mi ha dato un ultima indicazione per l'ultima saletta seminascosta "dedicata" alla lunga dittatura dei Ceausescu; qualche memorabilia , foto e pagine di giornali d'epoca; quel che mi ha colpito è stata l'acrimonia verso Elena Ceausescu e il dare l'informazione con un non detto " vai se ti va, ma vai a vedere della merda".
E questa è una delle cose che mi ha fatto ritardare il post di fine viaggio, ho ravanato in rete a leggere di queste persone e di questi fatti. I polacchi ed i cechi che entrano per portare farmaci e generi vari per il primo soccorso, anche alimentari. E poi Germania e anche Italia. Tante associazioni non governative, ma poi si son mossi anche i governi.
Comunque 22 km di Timisoara nelle gambe e nella camicia sudata!
Girando si sente parlare abbastanza spesso italiano; sono andato a cambiare iuri in lei giusto per prendere qualche cadone ( niente di buono da prendere, nemmeno per la oramai collezione di caccavelle da cucina che nel tempo ho accumulato) e per mangiare la sera; davanti a me ci stava una giovine et procace ragazza con 4 mazzettone 4 di sterline in pezzi grossi, 50 e 100. Ma grosse grosse le mazzettone! Poi ha cacciato le mazzettone di dollari e a quel punto ho cambiato cambiavalute. E qui viene il secondo motivo del ritardo : già quando ho preso il biglietto del bus a Udine mi è capitato episodio inquietante. Dopo aver chiesto info ed orari e disponibilità decido di prendere subito il biglietto per il ritorno che online dava problemi. Via mail avevo già informazione che bici impacchettata pr bene poteva essere caricata e quindi via all'esperienza del viaggio in bus invece che con l'asettico aereo. Probabilmente ho pagato anche di più che la tariffa Ryanair scontatissima, ma volevo provare a tornare lentamente . Ben arrivo al punto, la ragazza della biglietteria quando ho chiesto di prendere il biglietto Timisoara Udine il giorno x mi guarda dura e poi abbassa lo sguardo e seccata mi dice che per minorenni si devono avere documenti e certificati. Io la guardo allibito e le dico che il documento lo do subito, ma mi era sembrato di capire che la mia maggiore età fosse oramai da un pezzo fuori discussione. Lei arossisce, prende il documento e taca a scrivere al computer. Ora, io non sono propriamente un giglio appena spuntato, un tenero virgulto appena uscito dalla terra; però ci ho messo un bel pò per vagamente intuire che forse si riferiva a qualcosa che si potrebbe assimilare a tratta delle bianche. Ora ammetto che lei seduta in basso, io in alto di la dal banco , lei con generosa scollatura, il mio sguardo discretamente in caduta libera tra i rilievi ( spero di non essermi fatto sfuggire un Oooooh.) , però non credevo di aver l'anda del puttaniere. E poi appena arrivato a Timisoara all'andata con caldo equatoriale, nessuno che mi accettava iuri fino alla città, nessun cambia valute in mezzo, praticamente disidratato come mummia, cambio euro, accatto bevande, mi piazzo su blocco di cemento a bere a garganella e arriva uno dei soliti pazzi che attiìrano i cicloviandanti solitari e dopo qualche convenevole in rumeno mi fa con gesto internescional zum-zum. E insomma insomma, somma il tutto e ci son rimasto. Non son giglio insisto, ma pissacan si . Però aveva ragione la Arendt con il titolo "La banalità del male". Che non mi sembra di essere un Landru o un case study di Lombroso. Eppure è andata così.
E veniamo al terzo; questo inverno come da qualche anno, godo come un riccio con il Trieste  FIlm Festival. Al primo ci sono andato da solo, dal secondo in poi ho trovato in sala la mia amica e gemella Ariella e oramai da 3 anni l'appuntamento è fisso. Ci son sempre delle perle e delle meraviglie incredibili; tra lavoro, reperibilità, azzi e mazzi non riesco a seguirlo tutto, ma un fine settimana integrale da mane a sera sempre e si.
Una delle perle rare di quest'anno era un film documentario sulla diffusione di videocassette pirata nella Romania di Ceausescu . Cassette tradotte da una unica persona che interpretava e mediava TUTTE le parti.( se vi capita vedetelo, scaricarelo, compratelo senza meno ,  Chuck Norris vs Communism di Ilinca Călugăreanu  https://www.youtube.com/watch?v=znp1dNaPp3k)  e le cassette venivano duplicate e vendute e organizzate sale di prioiezione casalingue a pagamento. E insomma li mi son detto, io sto popolo lo devo conoscere. E alla fine non lo ho conosciuto se non alla fine  del viaggio, al ritorno nel pulman. Pochissime interazioni con le persone. Un pò merito mio particolarmemte orso quest'anno; in parte merito delle zone attraversate ( non tutte) particolarmentre tristi, in parte dal caso . Però ero proprio io orso fuori misura. Mo un pò meglio.
Alla sera cena senza storia e memoria che ero stratacotto dal girovagare e dalla voglia di verdura; mi son mangiato insalata e felafel, che con la Romania non ci entrano nulla, ma basta carnazza.
Il giorno dopo colazione e verso le 11 mi han praticamente cacciato dall'albergo. Breve pedalata fino alla stazione dell'autobus, checkin, impaccamiento bici e poi lunga attesa  cambiando panchina cercando di sfuggire al sole giaguaro che girava. Finalmente alle 15 si parte, non bus diretto fino a Udine, ma cambio ad Arad. Viaggio breve con posti quasi tutti occupati. Salgo insieme ad una coppia, lui romano lei rumena ed a lato uno sconvolto rumeno con ascella assassina. Che si sporge per stringere la mano alla coppia ( me non mi caga) e mi sbionda le sopracciglia. Po ben. Cambio ad Arad e trovo posto accanto ad un 60ino dallo sguardo buono; dopo pochi km ci presentiamo, parla un po' di italiano ( parlassi io così il rumeno farei domanda all'Onu....) che ha lavorato 3 anni in Italia nei dintorni di Feltre. Viene in Italia per documenti Inps, sarebbe in pensione da 6 mesi ma non gli arrivano ancora i soldi che il parallelo inps rumeno gli dice che mancano dei documenti dall'Italia ed è meglio se va di persona a prenderli. Siamo decisamente paesi fratelli e non solo per la lingua affine. Ci raccontiamo un pò di noi, lui mi racconta di quando era giovinotto e con le figlie piccole andava in Ungheria a far illegalmente scambio merce, usando le figlie minorenni per imbottirle di magliette all'andata e caffè, cacao, pepe al ritorno, che le bambine minorenni per legge non potevano essere perquisite. Dei tempi di Ceausescu in cui oltre a peperoni e pomodoro sottaceto non si trovava nulla, del fatto che in 30 anni di lavoro era riuscito a mettere via la stessa cifra che ha messo via in 2 anni di lavoro in Italia; e che ha usato i risparmi per sistemare casa, la casetta in campagna ( nei maramures) della moglie , prendere un trattorino ed altri attrezzi. Mi ha raccontato che adesso è a casa da solo, una figlia insegna in città, la moglie fa la badante in Italia e l'altra figlia lavora in Italia ma senza riuscire a metter via un euro. E lui si sente solo e mi dice basta di questa vita , basta che vado in Ungheria e mi sento uno zingaro rispetto a loro. Basta di questa vita da soli.
E così come lui altri nel mio pulman e negli altri 8 con cui ci ritroviamo al confine ungherese. E' vero che non è Schenghen, ma una fila di pulman che partono dalla Romania verso l'europa con ore di attesa per il controllo documenti. Con a bordo lavoratori, ragazzini che raggiungono i gentori oramai fissi in Italia, tante badanti. E tutti quelli con cui parlo, dopo che sarò diventato "l'italiano" , mi chiedono di dire in giro quello che ho visto della Romania; che dovevo andare anche da altre parti, che li è magnifico, la è indimenticabile.
Ognuna di queste persone non vede l'ora di poter ritornare a casa, vengono in Italia solo e unicamente per bisogno e per lavorare.
Insomma tutte queste cose mi han toccato dentro e avevo bisogno di un pò per poterle scrivere.

Per ultima,  e ammetto faceta,  la sensazione di "ma che ci sto a fare qui?"  che ho patito quest'anno.
Perchè cavolo ho voluto fare il viaggio dell'andata per posti già visti e così terrificantemente noiosi? O forse ero io noioso ? La seconda che ho deto, ma anche la prima.
Importante è la meta, ma pure il percorso no ? Ho visto delle bellissime cose e provato sensazioni forti, quindi nessun pentimento tardivo. Le colline solitarie in mezzo al nulla mi han fatto tornare in mente i miei sogni sull'america ( nel senso degli States) , le montagne  e le vestigia di Roma mi han fatto sentire in casa ma con i mobili diversi, le pianure calde, tristi, desolate e senza nulla mi han fatto da specchio e da monito. No never.

Insomma bene, in Romania ci tornerò; per altre strade e con altre mete, ma decisamente mi è piaciuta. Non bene la parte epicurea del cibo, ma di cibo per i sogni quello ce ne sta.

L'immagine di copertina  è l'E N O R M E piatto di pasta al pomodoro che mi son fatto appena arrivato a casa . Sceso a Udine poco dopo le 6 di mattina , rimontata la bici e partito verso casa per gli ultimi 40 km di strade conosciute. L'asfalto dopo tanto penare mi è sembrato parquet, la giornata di sole e vista l'ora pure bello fresco che era appena passata perturbazione.

Quest'anno al netto di tutto sono stati oltre 1900 km per 9800 metri di dislivello; ne avevo previsti di più ma va ben così.

E adesso cucina fino al prossimo viaggio/etto/one/ino.