domenica 29 novembre 2015

Latte da spalmare






Aka latte condensato, ma nella versione di Manuel Carboni della Pasticceria Plasé di Martignacco.
Lo scorso fine settimana  su istigazione di una compagna di spianatoia ( grrrazzi Cinzia) ho partecipato ad un evento organizzato dalla Via Dei Sapori a Grado. Impegni vari e anche l'urgenza di far pulizie in casa non mi hanno consentito di partecipare per l'intero we , ma il pasticcere tatuato è diventato subito uno dei miei miti.
Il giusto rilassato, tatuaggissimi, capello nerissimo e tenuto a bada da gel, dalla battuta pronta e dissacrante, innamorato perdutamente del suo mestiere.
Il tema dell'oretta di spettacolo era "La riscoperta del latte in pasticceria"; ha proposto la sua versione di latte condensato come  "il latte è marmellata". Ce lo ha fatto assaggiare fatto la sera prima e non molto addensato e brunito : decisamente buono. Poi in versione barattolata e decisamente più brunito da solo e spalmato su una spettacolare ( deliziosa, spaziale, consistenza di una nuvola, sapore del paradiso) fugassa di patate . Sapore buonone, latte allo stato brado con note di biscotto in quello più addensato.
E poi ha regalato ai partecipanti la ricetta compresa una versione di utilizzo del latte condensato per fare una crema al cioccolato da spalmare, consigli per usarla in pasticceria , battutacce feroci sui vegani...
E ha dato anche il consiglio ( verissimo) di provare a farla e a modificarla in modo da trovare la versione che piace di più.
Ecco la mia versione

1 litro di latte intero ( io lo prendo crudo nel minicaseificio vicino casa)
120 grammi di zucchero semolato ( lui 135)
110 grammi di buon burro ( io uso per pasticceria il buro tedesco che è un pelo più frasso , lui consigliava 75 gr di burro chiarificato)
spolert bello caldo e tanto tempo
una bastardella ( o bastardona) di metallo


Portare a bollore un pentolone di acqua sulla stufa a legna; la pentola dovrà essere di misura con la bastardella. La bastardella per fare in modo che il calore del bagnomaria si trasmetta sulla più ampia superficie possibile.
Mettere zucchero e latte nella bastardella, mettere sulla pentola e dare una sommaria mescolata per sciogliere lo zucchero.
Ogni tanto dare una mescolata con cucchiaio di legno, ma non angustiarsi troppo : ogni tanto  mettevo su un legno sulla stufa e davo na mescolata.
Fatto così,  il latte pian piano si addensa, la parte acquosa evapora , ma il tutto non bolle ; la cottura a bagnomaria fa veramente sì che il sapore del latte rimanga fino in fondo.
Quando prenderà un bel colore brunito ( a me ci son volute 8 ore, ma ne ho messi su 3 litri e qualcosa ...) mettere dentro il burro e far riaddensare. Con il burro normale 1 altra oretta, con quello chiarificato che ha già perso l'acqua dice sui 15 minuti. Per chi ha lo strumento consigliava  di raggiungere 63 brix; per i comuni mortali si  fa la prova come per la marmellata sul piattino freddo . Pronta o si travasa in barattolo e poi si raffredda per tenerlo in frigo per qualche giorno, o altrimenti ancora bello caldo  si invasa come per la marmellata , tappando e mettendo a testa in giù finchè freddo. Durata ? Come per la marmellata casalingua circa un annetto o poco più.
Ma quanti vasetti vengono per litro di latte ? 2 vasetti da 250 della Bormioli  più un po'.
Con 3 litri e qualcosa ( un mezzo litro o poco più ) ne son venuti fuori 6 più un sazio barattolo che userò per le colazioni della settimana . Ne sarebbero venuti fuori anche 7 più assaggione, ma voglio provare nei prossimi giorni la ciccolatta da spalmare ...


 Appena messo su ( ore 12)













 Alle 14.30




 Alle 17


Alle 18

















 Alle 20 prima di mettere ìl burro




Alle 21 dopo che il burro si era sciolto e l'acqua era evaporata . Qui ho usato la frusta per rompere e sciogliere e far inglobare un pochino di aria. Poco dopo invasato a caldo per tempi futuri.

giovedì 29 ottobre 2015

Torta smemorata di mele







E dopo "qualche" mese nel cassetto, pubblico anche questa che non considero nemmeno ricetta, mi fa parte del patrimonio genetico oramai. In fondo è' una torta di mele vulgaris , ma è smemorata  ed è li il bello suo.

Nasce per caso e per casini, in pieno studio di Analisi 1 nell'attico ( sottotetto) bohemienne ( cadente)  fresco ( gelido) e con mobili di modernariato ( vecchi ) ; eravamo io e Maurizio, in arte  Uko, a studiare con poco successo e tanta fatica sugli appunti tratti dalle lezioni di Trombetta e sulle dispense del Dolcher ; l'ambiente "fresco" ed il vento di bora che ci impediva di accendere la stufa a kerosene, ci facevano usare spesso il forno per arrosti, bruschette e qualsiasi cosa si potesse cucinare al forno per scaldare almeno un pochino. Ricordo che studivamo avvolti nella coperta o nel piumino da letto con solo la mano con matita fuori. Insomma tant'è, giusto per scaldare casa, far fuori le mele avvizzite e aver qualcosa di buono e dolce mi metto a fare na torta di mele. Con la testa sempre su teoremi, lemmi & C.
Alla fine dell'impasto guardo il piano di marmo e vedo la bustina di lievito: ORRORE che non ce lo avevo messo ... E anche le uvette ed il burro che in linea di principio avrei dovuto nell'ordine mettere dentro l'impasto e  montare con lo zucchero.
E allora ci si prova, sciolgo velocemente il lievito in un mezzo bicchiere di latte, mescolo rapidamente al'impasto, metto in tortiera e cazzerola mi dimentico le uvette e allora metto le mele , sopra le uvette e di impeto una spolverata di zucchero,qualche fiocchetto di burro qui e la e sgnacchete in forno.
Da allora la faccio sempre così
Nel tempo è evoluta con le cose che avevo in casa: mandorle a fettine o canditi a pezzetti al posto delle uvette; finito il latte e allora yogurth allungato con l'acqua oppure 2 pannini da caffè con acqua; pere al posto delle mele; anche pesche . Il tutto è nato con un forno a gas che cuoceva solo da un lato e quindi dopo na mezzorata si doveva girare la tortiera; adesso ho un forno figonone da 90 cm ; con quello a gas ogni tanto causa ustione alla Fantocci mi cadeva la torta per terra, si rimetteva dentro e via . E' sempre venuta da bene a benissimo, non è una bestia difficile da domare. Anche con aromi diversi dal lievito vaniglinato della prima volta. Codifico pesando per la prima volta che faccio ad occhio, sentimento, contenuto di frigo ,dispensa e soprattutto gola.

per tortiera da 26 cm

3 uova
180 gr zucchero + qualche cucchiaio per spolverare
260 farina 00
1 pizzico di sale
aromi a piacere ( vanillina, bucce di agrumi grattuggiate, estratto di vaniglia/mandorla amara/ etc etc )
1 bustina di lievito per dolci
mezzo bicchiere di latte ( più o meno100 cc)
1 pugno di uvette ( un 70 gr); oppure mandorle a fettine, pezzetti di cioccolato, pezzetti di canditi, anche niente
3-4 mele in dipendenza della grandezza
qualche fiocchetto di burro ( qui non so il peso , va a piacere ma ci vuole e merita)



 Allora io procedo così :
- accendo il forno a 160 - 170 gradi
- metto a mollo le uvette/taglio canditi/mandorle
- taglio in quarti le mele, le sbuccio, tolgo il quarto di torsolo, le graffio con i rebi della forchetta ( questo non facevo in origine, mi ha detto mia sorella e viene più bella così) e le metto da parte
- imburro ( a dir la verità uso olio) tortiera sfoderabile sui lati, sul fondo metto carta forno e spolvero con zucchero ( si puo' usare anche farina o pan grattato, a me piace così)


Frusto le uova con lo zucchero ( i 180 gr) , metto gli aromi ed il sale; non occorre far cose tipo finchè non monta etc etc, non è una torta sofisticata e si va a sentimento e voglia di star li.
Sempre frustando si mette la farina in 2-3 colpi .
Alla fine si avrà un impasto molle ma bello sodo come si vede in foto.
Si mette il lievito in un bicchiere da acqua, si riempie a metà  di latte, si mescola brevemente giusto per scioglierlo , si sgnacca dentro l'impasto e velocemente lo si amalgama.


Altrettanto velocemente ( non farsi prendere dal morbin, na roba giusta) si versa in tortiera, si mettono sopra le mele come si vuole ma se le grattatate la parte grattata va in alto se no che gusto ci sta ??
Si mettono le uvette/mandorle/etc, una spolverata di zucchero ed i fiocchetti di burro.
In forno a 160-170 gradi per circa 55-60 minuti, ma comunque finchè non ha preso un bel colore.
Si spegne, si lascia in forno una mezzoretta o poco più "a farsi", poi si tira fuori, si sfodera e si aggredisce selvaggiamente . O si lascia in forno e si aspetta il domani. Insisto, è proletaria e non snob.


Maaaa se uno ha la tortiera da 28 ?
4 uova
250 zucchero ( anche un poco di meno)
350 farina
il resto piu' o meno uguale, ma si cuoce in qualche minuto in più

Eeeee se uno ha la tortiera da 18 ?
Si arrangia che io queste ho





lunedì 12 ottobre 2015

Tanta vitamina autoprodotta : gelatina di Melograno


Clima ed alberelli generosi quest'anno. Superproduzione di mele dei miei alberelli e sabato ho raccolto anche i melograni. Un paio di sono aperti e li ho lasciati per i volatili; 3 sono schiattati causa formiche e afidi. Però ne son avanzati 4.1 kg! Tenendo conto che l'alberello cespuglioso è piccolino e che lo tengo potato un paio di volte all'anno per non dar fastidio al vicino, direi che è produzione record.
E allora gelatina! Che è buona così come è ma anche con il formaggio vecchio. E poi fa bene....

 E' buono il melograno; sia da mangiare con santa pazienza, sia "spremuto" ( vedi nostalgia di Bisanzio), ma anche la gelatina ha un suo perchè. Che poi non so se chiamarla gelatina visto che le mele che ho messo dentro le ho miniperizzate e quindi forse sarebbe na composta di mele al melograno. Boh. Mi piace anche così.


per 6 vasetti piccoli Bormioli ( di quelli piccoli, credo siano da 200 cc) + un assaggio

- 4.1 kg di melograni maturi ( tutta la mia produzione annuale)
- 1 limone
- 700 gr zucchero semolato
- 2 belle mele verdi ( nel senso di acerbe, ma vanno bene anche le granny ; mie anche queste ed erano Imperatore); circa 400 gr
- guanti di lattice
- tanta tanta pazienza


Ma pazienza quanta ? Tanta .
Che con il coltellino si taglia il pirulo dei melograni; poi li si incide lungo la circonferenza ( prendendo picciolo e coso in alto, lungo i meridiani insomma, non  per i paralleli), poi maschiamente li si spacca con le mano e quindi si procede a tirar fuori i grani.
Ricordando di mettere un paio di guanti ( lattice, non goretex!) altrimenti le mani poi sembrano colorate da evidenziatore ( Rita cit.).




Comunque dopo circa 2 ore di lotta paziente ( qualche frutto era grande, la maggior parte piccolini) i grani sono sgranati e quest'anno ( come lo scorso anno) ho usato la vecchia centrifuga di famiglia per estrarre il succo. Dico vecchia perchè ha la stessa età di mio nipote Marco; l'aveva presa mia mamma appunto perchè arrivata lui, poi mia surela non la usava e allora me la sono accattata io. Negli anni ho provato il passaverdure( pessimo), lo schiacciapatate di inox ( na tortura), il premi agrumi/melograno che presi a Costantinopoli ( bene, ma estrae un poco troppo amaro dalla polpa del frutto).
  Comunque computo finale da 4.1 kg di melograni, 2.2 kg circa di grani e alla fine 1.2 di succo. Quindi la proporzione che ho usato è 1.2 kg di succo e 700 gr di zucchero.

Si sbucciano le mele, si tagliano a  pezzetti piccoli piccoli, si mettono in pentola con il succo, lo zucchero, il limone spremuto con un paio di buccettone ( non l'albedo, solo la parte gialla)  e si mette sul fuoco dolce per un paio di ore.

Non deve strabollire che se no si attacca; però non occorre essere  osessivi-compulsivi con le mescolature che non attacca tanto facile .

Verso fine cottura si tolgono le buccettone di limone, non vanno frullate/miniperized .


Avevo la scelta tra filtrare le mele non sciolte oppure miniperizzare ; ho sceltto la seconda che non mi dispiace la gelatina compostosa. Ma volendo si puo' passare al setaccio il liquido caldo ( per vedere se è pronto, solita tecnica del piattino fresco o freddo con qualche goccia di liquido bollente; se dopo qualche minuto è gelatina, allora è pronto) .


A caldo invasare in vasetti sterilizzati , tappar ben stretto, capovolgere e lasciare li fin quando freddi.

Enjoy!





Ravioloni Frant & Noci. E anche ricotta e patata



Qualche settimana fa dopo un bel girone in montagna in zona casera Razzo insieme ad una botta di formaggio, ho preso anche del Frant. Per chi non lo conosce è una meraviglia tutta friulana ( http://www.ersa.fvg.it/divulgativa/prodotti-tradizionali/formaggi/formadi-frant) , per chi lo conosce non dico altro. Assomiglia un pochino al gorgonzola; ma non per le muffe o la tenerezza, ma per il sapore deciso, marcato, decisamente maialo.

per circa 62 ravioloni tondi di diametro 8 cm

- pasta all'uovo di 2 uova ( 2 uova + 200 gr farina ; oppure come ho fatto io 1 uovo + 1 guscio d'uovo di acqua e 200 gr di farina)

ripieno
- 200 gr di formaggio Frant
- una manciata di noci ( 250 gr di noci con il guscio, comunque a piacere)
- 100 gr di ricotta vaccina
- 1 patata sbucciata di circa 150 gr

Fare la pasta come si vuole o si è abituati; avvolgerla in pellicola e tenerla al fresco mentre si prepara il ripieno.
Lessare la patata sbucciata o con la buccia come si vuole ( io sbucciata in microonde per un 5-6 minuti avvolta in pellicola ) e farla raffredderare. Nel frattempo rompere le noci e poi tritarle; oppure tritarle e basta.
Rompere con una forchetta il formaggio con la ricotta, non importa se non è un composto omogeneo e omogeneizzato, basta che funzioni insomma.
Aggiungere la patata o schiacciata o passata, comunque questa mescolarla e anche bene ; e alla fine le noci tritate.
Stendere la pasta sottile ma non troppo, io uso con soddisfazione la Nonna Papera, su spianatoia ben bene infarinata ; tagliare i dischi con un coppapasta;  mettere un cucchiaino generoso di impasto nel mezzo e quindi chiudere.

Cuocere brevemente in acqua salata ( non ho cronometrato, guardo la pasta che colore ha ), condire come si vuole : io con taaaanto burro tedesco fatto sfrigolare brevemente con salvia. E, non contento, con una sazia grattuggiata di grana sopra.
Mangiare con tanto pane...

Ahi si, tengono bene in congelatore

Qualche fotina tentatrice


r








 Come dice Mecozzi ( cit.) , mejo dell'esercito di terracotta




sabato 3 ottobre 2015

Habanero mon amour






Su istigazione di Kosta quest'anno gara di piccantezza; piantati in tarda primavera un paio di piante di Habanero ( chocolate e orange) ed uno Skorpion Moruga. Skorpion skiattato miseramente, Habanero adesso son pieni di fiori ma è un poco tardino diobonone. Due però son maturati ed altri 2 orange sono in maturazione; salvati 5 semi di chocolate per il prossimo anno , spero in qualche seme degli orange che quello maturo non ne aveva. Dopo ricerche, help online del pusher di piantine di Claudia, dopo aver maldestramente assaggiato l'orange ( non troppo piccante) e il chocolate ( assassino) , ho deciso di provare a far un paio di vasetti oleoissimi e tagliati con peperone rosso dolce. Non malaccio, però prossima volta meno olio a cuocere e più olio crudo. Altra cosa imparata è di usare i guanti per tagliare i peperoncini ; NON usare il tagliere di legno per tagliare i piccoli fetenti e in caso dopo lavarlo BENISSIMO, le gocce di olio che sono tracimate dai vasetti, e sono state assorbite, mi han fatto fare colazione caliente questa mattina avendoci tagliato sopra due fette di pane. Anche quando si lava la pentola dove è avvenuta la cottura, usare i guanti.
Si finisce mai di imparare...

Vabbè, ma come li ho fatti ?

2 habanero
2 peperoni rossi dolci
olio EVO qb

Lavare sommariamente i peperoni ed i peperoncini; per poter togliere la pellicina , mettere per un 12-14 minuti i peperoni in microonde a 900w ( oppure in forno a temperatura media  per non so quanto, o sbruciacchiarli sulla fiamma)  e poi infilarli in un sacchetto di carta oppure da cucina per una 20ina di minuti.
Spellare i peperoni eliminando il picciolone, il blob di semi e le parti interne bianche.
Tagliare a fettine di qualche millimetro, mettere in pentolino insieme ai piccoli fetenti anche loro tagliati a fettine fine fine sempre eliminando il picciolino ( e qui è da decidere se mettere dentro anche i semi che in genere sono letali) , abbondante olio a coprire e poi su fuoco dolce dolce e ancora dolce a "pippitiare". Quanto cuocere ? Boh. A sentimento direi; la cottura è per far andare via l'acqua dal mix di peperoni, peperoncini, olio. Io ho dato 6 colpi di cottura a fuoco minimo minimo sul più piccolo; dopo 1 minuto che sobbolliva piano ( appunto pippitiava) spostavo il pentolino fuori dal fuoco. Nel mentre avevo sterilizzato 2 vasetti piccoli della Bormioli, ultima cottura un pelo più prolungata e poi alè, na minipimerizzata veloce e poi dentro i vasetti immediatamente tappati e rovesciati alla marmellata via.
Stamattina girati i vasetti e riserrato i tappi, emozione di dita come pucciate nel vicks piccante e colazione con pane&marmellata&fiamme....
E sì che ieri sera avevo anche assaggiato gli avanzi in pentola con pane e formaggio fresco e poi latte e joghurt a garganella per placare le papille.

Se maturano gli ultimi 2 mi sa faccio seccare e poi macino però; e se i semi saranno vitali, si piantano prima.

martedì 11 agosto 2015

Pomodorini in vetro: per volersi bene d'inverno




Confesso subito, non è farina del mio sacco; è tutta colpa di Angelo che me ne ha parlato e merito di Marzia ( la santa moglie) che me ne ha regalato un vasetto e dato le istruzioni; poi magari dopo io ho improvvisato, ma il merito è tutto loro. Anche la colpa dell'ennesimo e irriducibbile rotolone.

Facili facili, buoni buoni e ancora buoni; sul pane caldo ma anche non, su pane croccante ma anche mollaccione, fin sulla pasta appena scolata. Ma secondo me ( e secondo Angelo) il meglio è su pane caldo mentre si aspetta che pranzo/cena si cuocciano. Molto probabilmente anche senza la cena...


Ingredienti :
- pomodorini belli maturi e dolci
- olio, na bella oliata in padella, poi o di oliva o di semi o evo per riempire i barattoli
- sale giusto per salare
- peperoncino - basilico - origano a piacere

 E come si fanno ??
- Bucare i pomodorini con uno stuzzicadente ( un 7-8 buchi di volè in giro in giro)
- mettere olio ( di oliva, di semi, evo, come si desidera , io oliva)  in padella , scaldare brevemente e mettere dentro i pomodorini bucherellati ed un pizzicone di sale ( occhio che son saporiti di loro, ne basta poco, ma qui si va a gusto personale). Io avevo pomodoro particolarmente asciutti e su 1 kg di pomodorini ho messo anche un 3 cucchiai di acqua
- dopo un pochino aggiungere aglio e peperocino; se si usano anche basilico e/o origano aggiungerli verso la fine; importante è che si cuocciano altrimenti poi fanno muffette. Se si usa origano secco basta metterlo  prima di invasare
- cuocere a fuoco allegro finchè i pomodorini non buttano fuori l'acqua e poi si asciugano ( occhio a non fare asciugare troppo che poi si bruciano, fatto anche questo...)

- spengere il fuoco ed invasare subito riempiendo i vasetti belli alti; aggiungere un poco di olio ( Marzia dice semi, io ho usato evo che di semi non avevo ) , tappare e rovesciare come per le marmellate e lasciare li  finchè non si raffreddano ben bene.

A me si son tappati sotto vuoto tutti, ma non dovesse succedere credo che un 20 minuti di bollitura a mo di salsa di pomodoro male non ci faranno.
Li ho fatti in 2 tornate in padella antiaderente da 30 cm. 



Ma quanti ne vengono fuori ???
Con 2.1 kg di pomodorini vengono fuori 5 vasetti Bormioli da 250 ml riemepiendoli ben bene ( versandoli dentro un poco di aria ci sarà, quindi io riempio di pomodorini fino a 1 cm dall'orlo, poi un qualche millimetro di olio e poi tappo con erculea forza e ribalto).

Però visto che siamo indegni eredi degli antichi Romani che dicevano meglio abbondanti che deficenti, meglio farne un pochino in più che tanto se ci sta pane buttati via non vanno, garantito.







martedì 21 luglio 2015

Ciambellone con il Fornetto


Un dolce da colazione da fare quando il caldo si fa kativo; buono anche il resto dell'anno, ma utile quando il forno non lo si vuol proprio accendere.

La scorsa estate ho trovato nella ferramenta del paesello una reliquia del passato che è tornata in auge : il fornetto! 
Ecche è ?
Intanto eccolo scomposto nei 3 pezzi base 
pentola con buco, coperchio e base da mettere sul fuoco. In parole povere è uno stampo da ciambellone  in alluminio bello alto  ( questo è della Agnelli da 35 cm) con coperchio forato ed uno spargifiamma in ferro ( ferro ferro, infatti si arrugginisce subito).
E che ci si fa ? Io intanto il ciambelone, so però che ci si fa anche un qualche panone ( sempre a ciambellone) e perfino arrosti, ma li forse sarebbe meglio il fornetto "estense" o fornetto da campagna.
Quando lo ho visto lo scorso anno ho ceduto alla tentazione e me lo sono preso al volo; mamma e nonna avevano la Petronilla che alla fine era un fornetto evoluto che funzionava " a elettrico". E quante torte ci facevano! Più buone quelle della nonna, però mamma ci faceva uno strepitoso e indimenticabile gateau napoletano  .

Da poco ho visto che è tornato a trovarsi facilmente anche il fornetto estense; quello non lo ho mai usato , ma lo ho visto in casa di nonni di amici ; in lista dei desideri per quando mi sentirò un poco giù...

Comunque un pò la saudade dei gusti di infanzia, un pò che a me i dolci comperi non piacciono, il forno adesso  mi rifiuto di accenderlo a meno che non sia a microonde o esterno, lo scorso anno ho fatto qualche tentativo, migliorato e ripetuto in questi torridi giorni. E funziona!

Versione base :
350 farina 0, 00, non ad alto contenuto di proteine
350 gr zucchero
6 uova da 60  ( giusto per dire che il dolce non è schizzinoso e da calibrare al grammo)
150 gr latte
100 gr olio di oliva ( non stratavergine)
1 bustina di lievito 
mezzo cucchiano di cremortartaro o un cucchiaino di succo di limone
1 pizzicone di sale
aromi a piacere

Separare gli albumi, montare a neve ferma con il cremortartaro ( o il limone) e man mano che si monta aggiungere metà dello zucchero.
Mescolare in una ciotolona  farina, la metà rimanente dello zucchero, sale, lievito, gli aromi se in polvere ( o buccia grattuggiata di limore/arancio).
Oliare ( imburrare) ben bene lo stampo non trascurando il tronco di cono centrale e arrivare pure belli alti che il dolce verrà bello sfarzoso e quindi infarinare ( o pan grattuggiato a piacere). Farlo bene, altrimenti non si stacca più il ciambellone.
Sbattere insieme uova, latte , olio ( e gli aromi se liquidi) e versare sul composto di farina&C; mescolare brevemente giusto che i liquidi si assorbano ( come per i muffin, i pancakes, ...) .
Unire mescolando delicatamente la spumiglia fatta all'inizio, versare il blob nello stampo e mettere il coperchio, mettere lo spargifiamma con il lato concavo verso l'alto e metterci dentro un poco di acqua, accendere il fuoco alto e metterci sopra centrata la pentola.
Il fuoco alto per qualche minuto ( tra 5 e 8, dipende da quanta acqua si è messa dentro, ma non è bestemmia un pelo di più o di meno ), abbassare quindi la fiamma al minimo o quasi per 45- 55minuti.
Eh ma su quale fiamma ??? Qui ognuno deve trovare la sua combinazione giusta ; io ho un piano cottura a 5 fuochi; non lo metto su quello del caffè, ma su quello subito più cicciottello. Lo metto al massimo, ma poi la parte lunga al quasi minimo che il minimo mio è troppo basso. E non trovo le specifiche sui watt o calorie del fuoco.
Ma con così tanta incertezza, quando è che è cotto ??? Diciamo che almeno 45 minuti li senza alzare il coperchio è meglio che ci stia; poi si puo' alzare velocemente il coperchio e vedere che dice, si puo' usare uno stuzzicadentone di legno ( uno spiedino insomma) per testare la cottura. Se è colorito  in genere è anche ben cotto, se è troppo scuro è bello bruciato.... Se poi il profumo che gira per casa è di bruciato, era meglio mettere la fiamma più bassa.
Si spenge il fuoco e lo si lascia li a riposare una oretta o anche più. Quindi via il coperchio e con qualche gentile colpetto e con l'aiuto di una spatola ( non di metallo che si graffia l'interno dello stampo) si rovescia il ciambellone in mano e quindi su piatto .



Ecco cosa intendo con ben oliato(imburrato) e infarinato .

Quasi tutto pronto 


Dentro lo stampo e si nota che non ho impastato benissimo, ma va ben lo stesso.











Fine cottura ho alzato il coperchio, il ciambellone è venuto altissimo  e la crosticina si è attaccata al coperchio che non si dovrebbe ungere e infarinare .
Successo niente, morto nessuno e si mangerà lo stesso.

Non viene soffice come la angel cake, ma ci assomiglia un bel pò ; non si accende il forno e quindi riesco a tenere l'aria condizionata accesa e riesco pure a stare in cucina; da mangiare alla mattina direi che va benone.

Varianti per adesso, poi aggiungerò se mi ricordo quelle che verranno.

Aromi : 
- 2 cucchiai di arancia caditna tritata : bene, ma secondo me ce ne andava almeno 1 altro
- 1/3 di bottiglietta di Spumadoro : molllllto bene
- scorza di limone e na manciata di farina di cocco : inzomma, da riprovare con più cocco
- una mocca da 3 ( sostituendo una parte del liquindo latte o chi per lui) : buona, ma dopo un po' mi stufa  a meno che non ci metto poi sopra marmellata di agumi

Parte liquida :
- al posto di 150 gr di latte , un 2 cucchiai di yoghurt bianco e poi acqua fino ad arrivare a 150 gr. Secondo  me meglio con questa combinazione che con il latte

Mi riprometto di provare  :
- burro al posto dell'olio
- latticello ( buttermilch) al posto di latte / mix acqua e joghurt
- mix di farine ( che ne ho un sacco di grano saraceno)
- altre combinazioni di aromi

Per adesso però me par ben!

 

















mercoledì 1 luglio 2015

Diakofto - Patrasso - Trieste - Casa


In ritardo ,riunisco il ritorno tutto in un post conclusivo, ci sta poco da segnalare, solo 1 fotina al magnifico ponte che unisce Epiro a Peloponneso.

La 60ina di km da Diakofto a Patrasso sono stati faticosi solo per il traffico e i lavori in corso; spesso si vede il mare irraggiungibile, qualche piccolo tratto fuori dalla costiera e il resto camion, polvere e macchine.
Con il senno di poi sarebbe stato meglio dormire di più e farli in pulman; per carità niente a che vedere con l'ingresso ad Istanbul come casino&C, ma almeno li ci stava la signora meta . Po ben, prossima volta.
Arrivato a Patrasso piccola sosta per prendere frutta per il viaggio e poi in anticipo di 3 ore al porto che ne erano richieste almeno 2; la nave invece ha 4 ore di ritardo causa maltempo dei giorni precedenti...
Pomeriggio e sera di scomodo svacco assoluto passata a leggere, bere birra, mangiare frutta in attesa prima della nave e poi delle operazioni di sbarco. Poi finalmente imbarco, ricerca del posto dove stendere materassino e sacco a pelo, tentativi di sonno funestati da viaggiatori stravolti e bambini stanchi.
Traversata quasi sempre tra dormiveglia e lettura, alla fine di questo viaggio avrò letto 5 libri e cominciato il 6°, praticamente oltre la lettura media annuale italiana; lo so, sono malato di libri e di bici. E di cucina e di montagna e di ... Insomma sto molto male dottore.
Il ritardo, a parte la scomoda attesa in porto a Patrasso, è andato bene però per l'arrivo a Trieste, non a mezzanotte o dintorni , ma dopo l'alba , poco prima delle 6.
Via per le rive e al primo bar sosta per caffè e cornetti ( 2 e alla crema) ; in Grecia tutto buono, ma anche se i cornetti sono 4 volte i nostri, niente a che vedere però. Se inizialmente son meglio i loro dolcioni imbibiti di miele, alla lunga mi ci son stancato. E poi in giro per Trieste, che senza il trafficone e con l'aria fresca è bellissima. Bello bello girare anche in contromano per le vie del centro senza casino, l'aria era bella fresca e la città quasi tutta per me, solo qualche furgone per consegne e qualche rara macchina.
Stessa cosa per la costiera, ma qui il traffico ci stava eccome : gente che correva e che pedalava, na meravegia.
Arrivato  a casa per le 8, saluto il vicino, svuoto la superbuca delle lettere, appoggio i bagagli, do un occhio alla selva oscura in cui si è trasformato l'orticello e poi apri il gas, svuota borse, taca la lavatrice, fai telefonate di "son rivà", doccia e quindi il crollo sul divano .
Però appena sveglio un piattone di pasta al pomodoro e basilico e stavolta la birra è una Lasko .

Compresi i km finali alla fine ho fatto meno km del preventivo, complici le deviazioni e i giretti in pulmann.

km dislivello
1478 16184

Che insomma, mica malaccio dai; posso dire che la bici nuova la ho testata e rodata.
Nessun problema meccanico o fastidio, unica cosa che cambierò al più presto è il nastro manubrio : bello , fikissimo, ma confort come dormire sul marmo.
Fatica tanta, sudore a litri, ma il caldo lo soffro proprio; però tutto bello e ne valeva la pena.
La porta di ingresso di Micene è stata l'emozione più grande, ma ce ne sono state molte e molte altre; tra queste in seconda posizione le persone comuni, la gente. Sia in Albania che in Grecia ho trovato sempre persone gentili e disponibili anche senza il conforto di una lingua in comune. Alla fine di una salita mi ero fermato al'ombra a bere e aspettare che i fiumi di sudore calassero, e un sior mi ha portato una manciata di albicocche appena prese dal suo albero senza dire nulla; un bottegaio che non sapendo il prezzo di un sacchetto di frutta secca mi ha detto ( in inglese) vabbuò , me li porti domani; i tanti saluti gratuiti lungo la strada ( financo applausi!!).
Altre cose indelebili  i profumi dell'origano in fiore, della salvia, dei boschetti di eucalipti, dell'assenzio; l'odoraccio schifoso di carogne in giro che si  alternava a questi; mai visto tante bissie in vita mia ( nemmeno in ufficio) sia spiattellate sull'asfalto che strissianti e nemmeno tanti animali selvatici ( sempre spiattellati e non ). Mai odiato tanto un animale come i cani fetenti, più ancora delle zanzare ( però in Albania ce ne stavano un casino e si facevano TUTTI gli affaracci loro).
Qualcosa lo ho intravisto solo da lontano, come Itaca; oppure solamente vedendo i cartelli indicatori, ma ritornerò anche se non so bene quando e con che mezzo.
Credo che mai e poi mai darò a qualcuno o qualcosa il nome  Iorgo : ogni volta che sentivo ( sentivo ma non capivo..) lamentele o lamentazioni ci stava di mezzo il nome Iorgo : "Iorgooooo, vien via da li", " Iorgooo, finisci la roba che hai nel piatto", "Iorgoooo, e allora ??".
Tutte rigorosamente con la "o" finale tirata che nemmeno gli assolo di Santana.

Insomma, a parte Iorgo, i cani fetenti, le lunghe attese per il traghetto, bellissimo giro e di gran soddisfazione.

Ecco, finito.
Prossimamente qualche experimento sul rifare il casa le cose mangiate nel viaggio











lunedì 22 giugno 2015

A Diakofto

Oggi giornata a kilometri zero, niente fatica che tanto è nuvoloso e pioviggina un pochino.
Sveglia standard, ma senza dover smontare la tenda e fare bagagli, sazia colazione e in stazione ( 50 metri...) a fare i biglietti per il trenino.
Molto carino, se si passa di qua e si ha del tempo vale la pena; forse sarebbe valsa la pena fare metà tragitto in treno, poi camminare fino al capolinea e poi tornare indietro in treno per la tratta completa. Ma oggi avevo voglia di far poco e il tempo non ispirava. La fregatura è stata che il viaggio dura poco più di 1 ora, poi sono stato 3 ore a Karitena che offre ben poco; e allora il solito caffè greco ma stavolta doppio e un Aarto Paasilinna d'annata sul Kobo fino al ritorno.
Poi mollemente stravaccato a bordo piscina a finire Aarto e cominciare un Cormack McCarthy che dopo il  trenino in stile vecchio west ci sta de dio .
Stasera si va di pesce, domani mattina sveglia con calma e poi gli ultini 50 km di Grecia in bici verso Patrasso. Poi nave con gran letture e infine in notturna verso Fiumicello sperando che non faccia troppo freddo che ho visto il meteo Osmer...

Qualche fotina