giovedì 4 gennaio 2018

giorno 15 : a Rejkyavik e poi il ritorno

01.08 - 02.08


Eccola di sopra Rejkyavik con il suo traffico pesante...; a Vik ore prima il vento si è calmato di poco, ma promette (e mantiene) pioggia. Ci infiliamo nel bar della stazione di servizio per un caffè e le ultime richieste di informazioni sul pulmann. E poi in un mini centro commerciale li attaccato per vedere di accattare qualche souvenir. Molta paccottiglia, ma anche qualcosa di bellino. Piero trova addirittura una tazza di plastica da campeggio che costa meno che in Italia! E vendono anche le tendine da mare dei 2 asiatici di ieri sera, oltre a tutta la produzione di Scarpa e Salewa.

Davanti ci stanno queste 2 moto di una coppia di americani in viaggio, targhe personalizzate Viaja e Viajo, ssai romantico. Escono dal market , mi beccano a far le foto e facciamo 2 chiacchiere. Son da 2 giorni in Islanda e se la gireranno tutta, noi pavonissimi quando ci vedono le bici e dicono che siamo noi i veri avventurieri!


E sotto una zima glaciale, una simpatica toilette...

Il viaggio verso Reykjavik è senza storia; il paesaggio tra pioggia e vento da un lato è deprimente, dall'altro meno male che siamo nel pulmann. Tanto traffico e quindi non ci siamo persi nulla e anzi ne abbiamo guadagnato in salute direi. E come il trasferimento di qualche giorno fa, quasi tutto il tempo lo abbiamo passato a dormicchiare.
Arrivati in periferia della città scopriamo dove sono tutti gli islandesi, sono a Reykjavik!
E ci fa strano trovare tanto traffico e tanta gente, son bastate 2 settimane nemmeno troppo selvagge per farci venre la fobia dei luoghi affollati e trafficati. Che poi traffico mica come in tangenziale a Milano eh ?
Scesi dal pulmann e rimontati in sella troviamo la città a disposizione dei ciclisti. Ci son fin troppe ciclabili e meno male che abbiamo il navigatore altrimenti saremmo ancora li a cercare la guesthouse dove avevamo prenotato nottetempo. Chiediamo informazioni a qualche passante e becchiamo una lituana che parla italiano, qualche anno in Italia a studiare e lavorare e adesso è in Islanda a lavorare.


Trovato il posto, piazzati i bagagli, scoperto che non si possono piazzare all'interno le bici e quindi dobbiamo fare un groppo con i lucchetti e confidare nel baso tasso di furti, fatta rapida doccia con acqua puzzona che sa di uova, ci dirigiamo in centro. Che è carino, pieno zeppo di turisti e posti da turisti, ma che ha anche sprazzi di personalità da luogo vero.














Vagolando per il centro in prossimità della cattedrale si sente spesso parlare in italiano ,facciamo 2 chiacchiere allegre con questo minigruppetto reduce da un trekking nell'interno  che dicono magnifico. Si sono conosciute in viaggio ma sono affiatatissime e casiniste in modo simpatico.







In chiesa diamo il meglio di noi : vicino alla porta di ingresso ci sta una canna d'organo ad altezza bambino . E chiaramente proviamo a soffiarci dentro per sentire il suono. Nulla. E poi leggiamo il cartello in 47 lingue che ci spiega che è un salvadanaione per le offerte per l'organo... Ah, sti itagliani all'estero...



























E tutto il mondo è paese, gruppone di ragazze che festeggiano forse un diploma o forse una laurea. Cantano, fan foto, son travestire chi da crocerossina, chi da sala operatoria. E sull'aria di " tegniva a gala solo la farfala iuppi iuppi lala..." mi sa che stan cantando il canonico
 DOTOOORE DOTOOORE.








E i vichinghi mica si sono estinti















Dopo una cena finalmente senza minestrine a base di pesce impanato e birra alla spina, andiamo verso l'albergo per andare a cercare la fermata della navetta per l'aeroporto. Ci mandano prima da una parte e poi dall'altra, non si capisce bene dove cavolo sia. E nel vagolare nei dintorni dell'albergo troviamo una delle attrazioni della città : il museo del pisello. Grasse risate vedendo i gadget esposti, poi decidiamo di affidarci al navigatore ed andare alla ricerca di una fantomatica stazione degli autobus li vicino.


Vicino nemmeno molto a piedi, ma alla fine la troviamo. Chiediamo informazioni al personale della stazione su orari e prezzi , ce le danno e al mattino si riveleranno completamente diverse dalla realtà. Per l'ennesima volta. Non si capisce bene se te le danno sbagliate, se cambiano in dipendenza del momento, se sono talmente volatili che valgono solo in quell'istante o se nel torbido si pesca meglio. Boh. Peccato, che dal profondo nord uno si aspetterebbe certezze granitiche e procedure collaudate. O forse è il turismo che sta invadendo ogni anno l'isola che sta cambiando le abitudini. Nei racconti datati di amici o trovati in rete, si parla di ospitalità che nella realtà non abiamo btrovato; ma si parlava anche di rari viaggiatori trovati qui e la e non delle orde a cui ci siamo uniti anche noi. Ben, per una volta abbiam fatto una cosa alla moda del momento.


Dopo il sonno dei giusti via senza colazione verso la stazione dei pulmann; incursione nei bidoni per recuperare cartoni da imballo e sotto una tettoia a preparare le bici. Quindi viaggio fno a Keflavik e in effetti per un bel pò di km una casa dietro l'altra  : tutti gli islandesi sono qui. E nessuna pecora in giro per un bel pezzo.
Poi attesa in aeroporto, scoperta di procedure di imbarco che non sono scritte da nessuna parte e via verso Francoforte. Rivediamo un pochino di Islanda dall'alto ma poi solo nuvole , giro di vino e pasto caldo a bordo ci risvegliano dal torpore che ci prende , . Ci mettiamo quasi più tempo del volo, una volta atterrati, a raggiungere il gate di ripartenza ; in parte a bordo dell'aereo , in parte a piedi. L'aeroporto è  veramente grandioso, pieno di sale e salette a tema, con videogiochi, da riposo, da salotto, con prese per attaccare smartphone o pc e vedere su schermo filmati o foto.
Si riparte in orario e con scorno non ci faranno fare il secondo giro di vino della "casa", noi che si contava sul nirvana alcoolico uffa!
Atterrati a Venezia ci aspetta l'amico Robberto che mi darà un passaggio a riprendere la macchina. Per fortuna non fa così caldo come quando siamo partiti, sempre caldo comunque rispetto all'Islanda, ma stavolta niente shock termico al contrario.
Viaggio stanco fino a casa, svuota la machina piena come una gubana, carica le robe in macchina di Piero, saluti volanti e poi in casa. A svuotare borse e fare lavatrici ci si penserà da domani.

Riassunto 
928 km per 7.500 metri di dislivello girando per un paese bellissimo.
Eravamo in 3 ed abbiamo avuto 3 impressioni diverse su tante cose, sulla bellezza invece concordiamo pienamente.
Già vedere e respirare le foto viste fin da bambino dei geyser, delle fumarole, delle cascate, dei ghiacci, val la pena il viaggio; le parti selvagge son quelle che mi son piaciute di più, la traversata dell'interno nel deserto che sembra pieno. I colori e l'aria; il poter bere l'acqua direttamente dai fiumi. Da rifare ? Si, ma non il ring che tranne in qualche pezzo è monotono per lunghi tratti . Sempre in bici ? Ma anche si, però con pezzi a piedi all'interno e senza il morbin di vedere tutto.









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